Continua il percorso delle interviste "extra-community" e la prossima protagonista è Gabriella Ganugi 'la bambina che contava le formiche' e Presidente di FUA-AUF, Istituto di Istruzione Superiore che accoglie ogni anno - nelle sue 7 sedi dislocate nel centro storico di Firenze - migliaia di studenti provenienti dagli Stati Uniti (ma anche da oltre 40 paesi del mondo). FUA-AUF è uno degli Istituti internazionali presenti a Firenze di maggior successo, per questo motivo ho ritenuto importante organizzare un’intervista con la sua Presidente (e fondatrice!) per permettere a tutti di conoscere questo modello vincente di istruzione superiore radicato nel cuore della nostra città.
Ecco le sue risposte in forma integrale, buona lettura!
1. FUA-AUF Quando è iniziata questa avventura?
Sono trentacinque anni che mi occupo di international education. Ho lavorato come Resident Director per un college americano negli anni '80. Negli anni '90 ho lavorato per una scuola di lingua e in 12 anni l’ho trasformata in un college.
Nel 1997 ho fondato Apicius International School of Hospitality, la prima istituzione accademica superiore di Hospitality Management in Italia. Offrivamo corsi di uno, due e tre anni e poco study abroad.
Nel 2004 ho fondato FUA-AUF per ragioni soprattutto curricolari e dopo pochi anni Apicius e FUA si sono fusi in un’unica istituzione accademica. FUA-AUF adesso ha 9 scuole, incluso quella di Hospitality.
2. MISSION: Enriching students through Cultural Integration, Community Engagement, and Experiential Learning. Ci puoi spiegare il significato della mission di FUA-AUF?
L’integrazione con la cultura locale e il coinvolgimento degli studenti internazionali con la comunità sono il nostro obiettivo. Abbiamo creato ed elaborato un sistema di istruzione esperienziale basato su entità non profit: i CEMI, Community Engagement Member Institutions. I CEMI sono le vetrine di FUA-AUF nella città, dei veri e propri laboratori didattici, delle aule aperte al pubblico.
Abbiamo un ristorante, una pasticceria, una SPA, una struttura ricettiva, una casa editrice, un negozio di moda, due gallerie d’arte, un laboratorio interattivo per giovani imprenditori. Sono tutti non-profit e raccolti dalla fondazione Palazzi.
Con il nostro modello gli studenti imparano velocemente conoscenze/competenze senza la classica divisione aula-lavoro e i risultati sono eccellenti. Il nostro metodo è efficace anche con studenti con learning disabilities e i learning outcomes sono altissimi rispetto alle metodologie tradizionali.
3. Quali sono i numeri di FUA-AUF: quante università coinvolte, quanti studenti, quanti programmi in un anno prima del coronavirus?
Abbiamo accordi con più di 140 università nel mondo. Riceviamo circa 4000 studenti all’anno da oltre 40 paesi diversi.
4. Perché Firenze è una città così attrattiva per il mondo “Study Abroad”?
Perché è iconica, rappresenta l’Italia, l’arte, lo stile di vita dell’immaginario internazionale e allo stesso tempo è piccola, sicura, amica.
5. Laurearsi alla FUA-AUF vuol dire avere una laurea riconosciuta?
Si, la laurea FUA-AUF è riconosciuta negli USA attraverso un accordo con una partner university. Non solo, tutti i corsi FUA-AUF (oltre 500 in catalogo) ricevono crediti statunitensi.
D’altra parte il riconoscimento è solo un accessorio. C’è la reputazione, la chiara fama, che non ha necessità di riconoscimento. Senza voler azzardare paragoni illustri, vorrei menzionare l’esempio di Oxford University, università di fama mondiale che non ha alcun accreditamento.
6. Quali sono state le difficoltà maggiori che hai riscontrato come imprenditrice?
Sicuramente l’essere donna non ha aiutato, specialmente all’inizio. Quando chiedevo prestiti per fare investimenti mi chiedevano sempre se “avevo un padre oppure un marito che potessero garantire”.
L’altra difficoltà è quella di operare in Italia e a Firenze. In Italia non viene apprezzato chi ha successo. Siamo trasparenti, non abbiamo supporto dalla città, dalla regione e dal paese. Portiamo 4000 studenti all’anno in città, diamo lavoro a tantissime persone, i nostri studenti producono un indotto del quale beneficia tutta la città.
Non parlo di supporto economico, mai usato finanziamenti pubblici nella vita. Parlo di visibilità, di riconoscimenti, di opinioni, di collaborazioni.
Abbiamo ricevuto moltissimi premi illustri come istituzione accademica. Ho ricevuto personalmente premi ovunque nel mondo per International Education. La mia città non mi invita nemmeno ai seminari sullo study abroad, che pare Firenze abbia adesso scoperto, quando invece esiste da 50 anni.
7. Entriamo nello specifico, essere donna ha dunque influito in qualche modo?
Certo che si. Essere donna non è mai un vantaggio, almeno non quando ho iniziato io e nemmeno adesso. Una donna deve sempre giustificarsi dei propri successi. Deve chiedere scusa di essere intelligente. Ho cosi tanti aneddoti da raccontare che ho pensato di raccoglierli in un libretto.
8. Quali sono stati e quali sono gli aspetti che ti piacciono di più del tuo lavoro?
Mi piacciono tutti, si impara sempre dalle altre culture. Mi piacciono gli studenti, mi piace guardarli quando arrivano incerti e confusi e vederli poi partire sicuri alla fine del percorso di studi. Il nostro non è un lavoro, è una missione. Cambiamo la vita delle persone, è una responsabilità altissima e molto gratificante.
9. Come avete gestito l’emergenza e come avete organizzato il rientro dei ragazzi?
Abbiamo dato sostegno e aiutato i ragazzi con i voli, con i documenti. Abbiamo lavorato giorno e notte per due settimane affinché potessero rientrare nel loro paese senza traumi. Abbiamo assistito e continuiamo ad assistere gli studenti che sono rimasti con un counselor per il sostegno psicologico e con una linea diretta per ogni tipo di aiuto, sia accademico che logistico.
10. Con l’utilizzo della tecnologia avete continuato a offrire le lezioni online ai vostri studenti? Siete riusciti a concludere tutti i programmi?
Abbiamo costruito la nostra piattaforma MyFUA nel 2013. Usiamo la piattaforma per comunicare con gli studenti anche quando le lezioni sono frontali. Siamo completamente paperless, non usiamo carta, solo la piattaforma. È stato quindi facilissimo per noi passare al remoto, era già in essere. Tutti i corsi, di qualunque tipo, teorici e pratici, sono stati completati attraverso MyFUA. Gli studenti non hanno perso niente.
11. Avete già pensato alla riorganizzazione degli spazi per rispettare le distanze di sicurezza e mettere in pratica le procedure per la sanificazione dei locali?
Sì, abbiamo già scritto un lungo protocollo e lo abbiamo già inviato ai nostri partner che hanno apprezzato, come sempre del resto, la nostra velocità e anticipo nel fornire informazioni.
12. Il ruolo del digitale nella vostra comunicazione: seguite un piano editoriale per tenere aggiornati i vostri canali social (durante questa emergenza ma anche nei periodi di normalità)?
Si certo. Attraverso la nostra scuola di giornalismo e la nostra casa editrice (è un CEMI) continuano le procedure di comunicazione. Nessuna variazione.
13. State ricevendo richieste di iscrizione per i prossimi mesi? Quando pensi che potranno ripartire i corsi?
Si moltissime, direi anche un maggior interesse per certe aeree e tipologie di corsi. Riapriremo a settembre con i nostri Certificate, Associate, BA/BLS degree programs. Naturalmente se non ci sono contro ordini governativi che ce lo impediscono.
14. Qual è il tuo prossimo sogno nel cassetto?
Che il mio progetto possa essere applicato a tantissime istituzioni nel mondo e che gli studenti possano trarne beneficio. L’istruzione esperienziale è la chiave del futuro.
E che la mia città e il mio paese si accorgano di noi. Essere trasparenti è frustrante. Ci si può stancare e cercare altrove chi ti apprezza.
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Photo credits: David Andre’ Weiss
by Alessandra Andreani
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