Wikirebels, la rivoluzione copernicana del giornalismo...

Gennaio 23, 2011
Dotflorence

Wikileaks, people have the power?Credo che non esista esempio migliore del fenomeno Wikileaks per confermare in chiave moderna la celebre affermazione di Marhall McLuhan il "Medium e' il messaggio" (contenuta nel suo celebre saggio del 1967 Gli strumenti del Comunicare)
L'espressione "il mezzo è il messaggio" ci dice che ogni medium va studiato in base ai criteri strutturali in base ai quali organizza la comunicazione; è proprio la particolare struttura comunicativa di ogni medium che lo rende non neutrale, perché essa suscita negli utenti-spettatori determinati comportamenti e modi di pensare e porta alla formazione di una certa forma mentis (indipendentemente dai contenuti veicolati dal mezzo stesso)
La rivoluzione digitale dei nuovi media e la conseguente diffusione sempre piu' capillare di Internet hanno profondamente inciso nella forma mentis dell'uomo moderno.
Oggi ognuno e' consapevole di poter svolgere un ruolo attivo nei media, ognuno puo' diventare fonte di notizie che possono essere potenzialmente lette e condivise in ogni parte del mondo in tempo reale.
Posso creare video dove mostro come preparare le migliori ricette della nonna e pubblicarli sul mio profilo facebook e condividerlo con i miei fans, posso creare un blog su wordpress dove tratto tutte le possibile tematiche relative ai gatti siamesi e condividerlo su twitter con i miei followers, posso creare un canale su youtube dove approfondisco con brevi video i concetti della filosofia kantiana o anche posso pubblicare su flickr una selezione delle foto piu' belle (o piu' critiche) della mia citta'...
Posso commentare e condividere con gli altri lettori un articolo pubblicato su una testata giornalistica online da un famoso giornalista.
Posso dare un voto all'albergo in cui ho appena soggiornato e condividere questa informazione con i futuri ospiti che lo leggerano su tripadvisor, su venere, su booking..
Posso elogiare o criticare aspramente un' azienda che mi ha fornito un prodotto o un servizio attraverso i portali che riuniscono le community di appassionati consumatori di un certo settore (diffondendo e moltiplicando quindi gli effetti del mio giudizio in tempi rapidissimi fra gli opinion leader di una determinata nicchia di mercato..)
E non importa cosa convidiamo, ma la vera rivoluzione e' la consapevolezza che adesso possiamo condividere con tutto il mondo articoli, foto, video, giudizi. Senza barriere. A costi tendenti a zero.
Tutto questo era impensabile solo fino a 15 anni fa.
Il potere dei  media era inevitabilmente top-down, dall'alto verso il basso, broadcast.
Per poter pubblicare e diffondere una qualsiasi notizia c'era bisogno di capitale e di organizzazione (una tipografia, uno staff di giornalisti, una sede per accoglierli, i mezzi per distribuire i giornali, per non parlare di tutte le procedure burocratiche associate ad ogni singolo step come l'iscrizione della testata al tribunale, la nomina di un direttore responsabile, l'iscrizione all'albo dei giornalisti, etc., etc).
Oggi basta aprire un blog.
E se dico cose abbastanza interessanti (si pensi all'esempio dell'Huffington Post o del blog di Beppe Grillo) posso crearmi un seguito e diventare opinion leader nel mio settore in pochi mesi ad un costo infrastrutturale di poche centinaia di Euro (per acquistare dominio e hosting per creare un blog possono bastare 150 Euro l'anno), con procedure burocratiche minime, senza dover organizzare la distribuzione, senza un direttore responsabile, senza colloqui di lavoro e senza mesi di gavetta per essere accettato nella redazione di un giornale...
People have the power?
Questa affermazione sta diventando sempre piu' vera. Certo, i grandi produttori di contenuti si stanno riorganizzando e hanno ancora a disposizione mezzi enormemente superiori.
Ma e' indubbio che la rivoluzione e' iniziata.
E se ci limitiamo all'ambito del giornalismo, e' evidente che Wikileaks ne rappresenta in questo senso forse l'avanguardia piu' estrema o almeno quella che ha maggiormente inciso nel mondo dei media, tanto che mi sento abbastanza sicuro di affermare che dopo Wikileaks il mondo dell'informazione non sara' mai piu' lo stesso.
E anche se Wikileaks sta conducendo una battaglia per la sua sopravvivenza (e i suoi nemici non sono le grandi testate giornalistiche o le grandi corporations televisive che in realta' si sono avvantaggiate dai suoi scoop ma ha contro forze ben piu' potenti come il Pentagono, le grandi Banche, la maggior parte dei Governi del mondo..)
Ma la strada e' tracciata.
E anche se Wikileaks un giorno dovesse chiudere sono pronte a spuntare nel mondo decine, centinaia, migliaia di organizzazioni simili che con costi bassissimi sono in grado di svolgere lo stesso lavoro.
E alcune sono tra l'altro gia' nate come "spin-off" (si capira'meglio guardando il documentario) proprio di WL: OpenLeaks e' forse il primo esempio...
E' lo stesso concetto della battaglia contro i siti di peer to peer. Una volta chiuso Napster sono spuntati nel mondo migliaia di siti simili...oggi basta che uno studente dalla propria stanzetta di Mumbai, di San Pietroburgo o di Helsinki apra un sito e ricrei lo stesso meccanisno di condivisione file e il gioco e' fatto.
Lo stesso vale per WL.
L'idea si e' diffusa e per riprodurla basta un gruppo di ragazzi svegli e poche decine di Euro.
Ecco perche' affermo con sicurezza che dopo WL il mondo non sara' piu' lo stesso.

La partecipazione bottom-up che e' la vera rivoluzione copernicana del Medium Internet e' ormai avviata.
Chiunque oggi, da qualsiasi parte del mondo puo' inviare documenti segreti ad organizzazioni come WL (e nel documentario vediamo che altre ne stanno nascendo come OpenLeaks) con la certezza di rimanere anonimo e con la speranza concreta che questi documenti siano visibili in tutto il mondo, riprodotti migliaia di volte sui server
dell'intero pianeta, scaricati in milioni di computer, stampati e archiviati.
Indipendentemente dal giudizio di valore che possiamo dare in merito al contenuto dei documenti diffusi e' chiaro che siamo di fronte ad un potentissimo ridimensionamento del potere Broadcast in favore di quello grassroots.
Il Medium e' il Messaggio.
Non e' tanto importante dunque quello che viene condiviso con il resto del mondo ma diviene centrale il fatto che adesso e' possibile farlo, partendo dal basso. E le conseguenze culturali (la forma mentis di cui parlava McLuhan) sono e saranno profondissime per i cittadini, per le aziende, per i Governi, per gli apparati militari, per le grandi corporation dei Media classici..
Vi invito adesso a guardarvi l'interessante documentario sui WikiRebels, ovvero la storia di Julien Assange e dei suoi collaboratori nella straordinaria avventura umana, culturale, imprenditoriale rappresentata da Wikileaks:
WIKIREBELS PARTE I - LA NASCITA DEI WIKIREBELS

WIKIREBELS PARTE II - IRAQ GUERRA ED ALTRI ORRORI

WIKIREBELS PARTE III - CACCIA AL SOLDATO ASSANGE

Link utili:
Wikileaks, una strada senza ritorno (di Guido Scorza)
(Articolo di Marco de la Pierre, docente di Teoria e Tecnica dei Nuovi Media Universita' di Firenze)