Tunisia, Egitto, Libia, Bahrein, Yemen, Iran: nell’inverno caldo della politica internazionale il ruolo dei nuovi media sembra ormai indiscusso.
Cassa di risonanza per istanze e verità troppo spesso ignorate dall’establishment del giornalismo tradizionale, ma anche efficacissimo mezzo di “aggregazione di massa”, volàno per quella potentissima arma che è il passaparola.
Lo abbiamo visto in Italia, quando i social network hanno permesso di radunare oltre ogni aspettativa donne e uomini nelle piazze per gridare “Se non ora, quando?”. Lo abbiamo visto in circostanze più tragiche nel 2008, quando soltanto grazie al web le proteste dei monaci tibetani soffocate nel sangue dall’esercito cinese riuscirono a varcare le soglie di tutto il mondo.
Lo vediamo quotidianamente nelle pagine virtuali dei blog dei dissidenti cubani, lo assaporiamo nei files di Wikileaks, o quando per seguire l’evolversi delle rivolte nordafricane facciamo affidamento alle dirette sul canale Youtube di Al Jazeera .
Proprio Youtube ha diffuso a livello globale l’accorato appello alla ribellione della giovane egiziana Asmaa , subito ribattezzata “the girl who helped start it all”.
E la metafora del sociologo Manuel Castells, che ha parlato di “wikirivoluzione”, è sembrata da allora farsi giorno dopo giorno più calzante.
D’altronde lo stesso Castells, aveva affermato che “la comunicazione consapevole (il linguaggio umano) è ciò che determina la specificità biologica della specie. Dato che la nostra attività è basata sulla comunicazione e Internet trasforma il nostro modo di comunicare, le nostre vite sono segnate profondamente da questa nuova tecnologia di comunicazione”. E non soltanto a livello privato, ma anche e soprattutto per la collettività; sembra sempre più assodato ormai che nell’era digitale tutti noi abbiamo il potere e la possibilità di intervenire sul disegno della società contemporanea e futura.
La tanto auspicata democratizzazione dell’informazione (ma non solo) ottenuta grazie ad Internet è in effetti divenuta realtà, in moltissimi casi.
Basti pensare ai dissidenti che grazie al Web riescono a far passare la loro voce oltre i confini delle dittature e dei limiti imposti alla libertà di stampa, riuscendo talvolta a risvegliare una opinione pubblica globale troppo spesso sopita.
La tecnologia permette loro di rendere giustizia al celeberrimo aforisma anonimo secondo il quale “I giornali possono appartenere a persone o società, ma la libertà di stampa appartiene al popolo.”
Tuttavia, la stessa tecnologia permette anche la diffusione di propagande mistificatorie, e l’attuazione di quella cybercensura (che ha il suo massimo risultato nel famigerato “great firewall” cinese) che ancora riesce in molti casi ad oscurare portali e piattaforme di condivisione, imbavagliando il citizen journalism e le voci libere, spesso con conseguenze aberranti. Come nel mondo reale, anche in quello di Internet i confini tra ciò che è giusto e ciò che non lo è sono labili ed incerti; come la scoperta dell’atomo, anche quella del World Wide Web è destinata ad uno statuto di perenne ambiguità, un’oscillazione continua tra prospettive di un futuro migliore e pericoli di vario genere e provenienza.
Come nel mondo contemporaneo, nel nostro mondo, anche su Internet le certezze ed i riferimenti di tipo “solido” scompaiono, lasciando il posto ad una realtà in perenne movimento e divenire. Dopo i grandi entusiasmi iniziali, dopo i timori e gli allarmismi, resta soltanto la necessità di riflettere, per riuscire a comprendere fino in fondo questa strana e multiforme era digitale, per capire, ancora una volta, che la tecnica da sola non basta, ne’ per cambiare la società, ne’ per spiegarne i mutamenti.
Scopriamo e riscopriamo che a cambiare le cose non è la tecnologia, bensì l’idea di società nel nome della quale decidiamo di adoperarla.
Descrivere i cambiamenti che Internet ha apportato alla società contemporanea, ed in particolare al mondo dell’informazione, come radicali sarebbe un semplice eufemismo; ma certo la metamorfosi non può dirsi conclusa. In fondo, come afferma Caravita, “Internet è un adolescente sotto i vent’anni ed ha un caratteraccio tutto suo.”
E la lunga marcia della democrazia, on-line (e non), è appena iniziata.
Risorse utili :
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Al jazeera in tempo reale su Youtube
(Articolo di Chiara Natali - La Bottega del Video )