Study Abroad in Italy. Fra economia della conoscenza, turismo e soft power.
Un libro per comprendere il potenziale inespresso di un settore strategico per il
nostro Paese.
di Prof. Marco Bracci
Primavera 2020: l’Italia è in pieno lockdown, non si vedono turisti in giro, Firenze è
deserta, e gli studenti internazionali arrivati a gennaio sono tutti ritornati nei loro Paesi a fine febbraio; con Marco De La Pierre c’è un’amicizia quasi trentennale, iniziata su un campo da basket e in un’aula della Facoltà di Scienze Politiche “Cesare Alfieri”; Marco sa che insegno da molti anni in alcuni programmi universitari americani a Firenze; mi chiama al telefono: “senti, ma adesso cosa succede? Cosa ne sarà di tutti i programmi di studio internazionali a Firenze? Quando torneranno gli studenti? Ma poi, sappiamo quanti sono davvero gli studenti americani, e quanti altri ce ne sono di solito a Firenze?”…le mie risposte: “non lo so”; “non lo so”; “chi lo sa?”; “bella domanda!”
Entrambi, attraverso percorsi di vita diversi, nel corso degli anni abbiamo imparato a coltivare la curiosità come strumento necessario per tentare di capire i nostri mondi professionali, lui come imprenditore del web marketing e io come sociologo; abbiamo imparato a porci interrogativi e a non accontentarci di ciò che accade, ma anzi abbiamo capito che è sempre necessario “vederci chiaro” e soprattutto osservare la realtà attraverso i processi che la sostanziano.
Mentre tutto era fermo, anziché attendere gli eventi, noi ci siamo messi in moto (metaforicamente parlando), abbiamo deciso di “colonizzare il futuro” (per citare il sociologo britannico Anthony Giddens), e ci siamo imbarcati in un viaggio che è appena
giunto alla sua prima tappa, la pubblicazione di Study Abroad in Italy. Fra economia della conoscenza, turismo e soft power.
Il viaggio è sempre una ricerca, e la nostra è iniziata con lo scopo di fare luce sul settore Study Abroad in Italia – con un focus su Firenze e la Toscana “diffusa” - il cui significato socio-culturale non era ancora stato sufficientemente esplorato dagli stessi stakeholder diretti e indiretti, e il cui potenziale in termini economici non era sufficientemente chiaro.
Nel nostro viaggio appena cominciato – e sembra paradossale parlare di “viaggio” mentre sia il settore turistico che quello dello Study Abroad sono ancora in evidente sofferenza – abbiamo imparato molte cose, applicando una regola che ho appreso da Howard Becker (un punto di riferimento dell’interazionismo simbolico e non solo) durante i miei anni di dottorato di ricerca, e che ho proposto al mio “socio”: per comprendere la società e per trovare risposte alle azioni degli attori sociali è sempre necessario chiedersi “il come” e non tanto “il perché”; questo è un ottimo “trucco” (direbbe Becker) per capire i processi, vale a dire ciò che è stato (il passato), ciò che è adesso (il presente), ma soprattutto ciò che pensiamo avverrà (il futuro).
Chiedendoci “come” stessero le cose e non “perché” erano come le vedevamo, e utilizzando un approccio trans-disciplinare (sociologia, statistica e marketing in primis), abbiamo condotto questa ricerca-azione avendo presenti due obiettivi primari:
L’istantanea scattata ci racconta di un settore multidimensionale, complesso, ibrido e perciò molto affascinante, e in particolare ci mostra che:
A. l’Italia, con 39.043 studenti americani nei programmi Study Abroad presenti sul territorio nazionale si colloca al secondo posto nel mondo per attrattività subito dopo il Regno Unito (39.358 studenti) e prima della Spagna (33.849 studenti);
B. ci sono potenzialità inespresse: a fronte di un movimento di 5,6 milioni di studenti internazionali (iscritti in un Paese diverso da quello di origine) che scelgono nell’80% dei casi un Paese del G20, il sistema universitario italiano attualmente
riesce ad intercettarne solamente 85.356, ovvero l’1.5% del totale;
C. c’è un mondo “altro” di studenti internazionali al quale le istituzioni politiche e universitarie italiane dovrebbero fare attenzione e che dovrebbero intercettare; in particolare, due popolazioni di studenti sono diventate leader indiscusse nel settore
Study Abroad: nel 2019, 662.000 cinesi e 753.000 indiani hanno lasciato i loro Paesi per intraprendere un’esperienza di studio all’estero;
D. Firenze è una delle “capitali” italiane ed europee dello Study Abroad: con circa 36.500 studenti internazionali (A.A. 2019/2020) il capoluogo toscano, di fatto, è già un player globale del settore, ma potrebbe aspirare a crescere ulteriormente. È interessante confrontare la presenza di studenti internazionali - nell’A.A. 2019/2020, più di 3.000.000 di presenze in città (36.500 studenti per 90-100 notti di permanenza) - con il dato delle presenze di turisti internazionali - nel 2019, 8.055.948 di notti (ca 3 milioni di turisti X 2,7 notti di permanenza). Ci si rende immediatamente conto di quanto il settore Study Abroad sia rilevante in una città come Firenze in termini di impatto economico, sociale e culturale. E proprio da questa consapevolezza è nata l’esigenza di scrivere il presente libro, il primo di una serie dedicata al settore Study Abroad in Italia.